Il gusto della cultura
Capita ormai troppo spesso parlando di cucina di fermarsi al piatto.
Ciò deriva da una distorsione mediatica del concetto di mangiare, figlia di inflazionate trasmissioni televisive in cui cuochi di ogni sorta e livello si sfidano in improbabili rocambolesche gare culinarie. Tutto ciò è molto di moda, ma ha veramente a che fare con la la cultura del cibo e soprattutto del mangiare? I popoli mangiano secondo i propri gusti, secondo le proprie condizioni di vita e coordinate economiche. I popoli mangiano in maniera quindi differente ed è compito di tutti ricordare e valorizzare tali differenze. Noi non cerchiamo tanto una cucina tipica, quanto una territoriale e tradizionale con ingredienti stagionali: non si mangiano solo ed esclusivamente i prodotti del proprio orto, perché da sempre risentiamo degli influssi di paesi vicini e lontani che nei secoli ci hanno portato profumi e frammenti di gusti diversi, che nel tempo si sono miscelati armoniosamente ai nostri prodotti creando quella collezione inestimabile di cibi e pietanze che hanno accompagnato la nostra storia locale e i nostri ricordi. Con questo spirito, i nostri menù si rinnovano ogni mese e mezzo in sfiziosi spiuncioti, appetitosi bigoli, primi e secondi piatti preparati nella cucina a vista del nostro locale, Immancabile la tartare di carne nella versione classica (tributo a Monsieur Tartare) e in temporanee interpretazioni, la tagliata di sorana (da selezionatissimi allevamenti locali), i baccalà mantecato e alla vicentina.
Utilizziamo ingredienti freschi e di qualità da fornitori del territorio.
Ciò deriva da una distorsione mediatica del concetto di mangiare, figlia di inflazionate trasmissioni televisive in cui cuochi di ogni sorta e livello si sfidano in improbabili rocambolesche gare culinarie. Tutto ciò è molto di moda, ma ha veramente a che fare con la la cultura del cibo e soprattutto del mangiare? I popoli mangiano secondo i propri gusti, secondo le proprie condizioni di vita e coordinate economiche. I popoli mangiano in maniera quindi differente ed è compito di tutti ricordare e valorizzare tali differenze. Noi non cerchiamo tanto una cucina tipica, quanto una territoriale e tradizionale con ingredienti stagionali: non si mangiano solo ed esclusivamente i prodotti del proprio orto, perché da sempre risentiamo degli influssi di paesi vicini e lontani che nei secoli ci hanno portato profumi e frammenti di gusti diversi, che nel tempo si sono miscelati armoniosamente ai nostri prodotti creando quella collezione inestimabile di cibi e pietanze che hanno accompagnato la nostra storia locale e i nostri ricordi. Con questo spirito, i nostri menù si rinnovano ogni mese e mezzo in sfiziosi spiuncioti, appetitosi bigoli, primi e secondi piatti preparati nella cucina a vista del nostro locale, Immancabile la tartare di carne nella versione classica (tributo a Monsieur Tartare) e in temporanee interpretazioni, la tagliata di sorana (da selezionatissimi allevamenti locali), i baccalà mantecato e alla vicentina.
Utilizziamo ingredienti freschi e di qualità da fornitori del territorio.
La cultura del gusto
Dante scrisse il “Convivio” (o “Banchetto“) proprio negli anni in cui visse a Padova (1306).
Decise di usare il banchetto proprio come metafora della conoscenza perché il cibo ha a che fare con la convivialità e con la cultura.
E forse proprio la città di Padova, con i suoi sapori territoriali e tradizionali, gli ispirò questo parallelismo…
Pensiamo all’osteria come un posto dove la cultura dell’incontro e quindi del convivio si possa fondere con i vostri sensi.
Non solo il gusto, ma anche la vista, l’olfatto, l’udito, il tatto vi chiedono di partecipare all’esperienza:
– gustate lentamente il cibo e cercate armonie e sapori
– annusate i profumi dei piatti, dei vini, dell’aria e andare a cercare la memoria dei profumi,
– ascoltate con le orecchie (e con il cuore) i discorsi dei vostri commensali,
– toccate le consistenze del cibo
– alzate gli occhi e guardatevi intorno: alle pareti ci foto o quadri di artisti del territorio che raccontano le loro esperienze attraverso le opere esposte in temporanee mostre,
E avrete vissuto l’esperienza del vostro “banchetto”.